Neve sporca a Kabul by Gianluca Ellena

Dopo l'attentato che lo ha ferito nel cuore e nell'Anima il Capitano della Polizia Criminale Yasir ritorna ad indagare nella turbolenta Kabul

Neve sporca a kabul

Rientrato in servizio dopo un sanguinoso attentato che lo ha segnato, Yasir, funzionario del Dipartimento  della polizia criminale afgana  rientra in una Kabul sempre più caotica e pericolosa ritrovando la sua squadra e i suoi vecchi ritmi lavorativi. Lontano dalla sua casa di Herat, nella routine di una capitale dominata da criminalità comune e ideologica, Yasir e la sua squadra si troveranno ad affrontare un caso di  omicidio di un cooperante europeo che sottopone l’intero distretto a pressioni politiche e alla necessita di risolvere in tempi brevissimi il caso.

Genre: FICTION / Crime

Secondary Genre: FICTION / Action & Adventure

Language: Italian

Keywords: Afghanistan Kabul ANP Polizia Criminale Yasir Herat

Word Count: 20163

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Capitolo primo

 

Il ritorno

 

L’aria condizionata dell’autobus soffiava vento gelido dalle bocchette in alto fra l’odore del velluto caldo e l’acredine del sudore dell’umanità stipata. Inghiottito dal traffico del sabato mattina, l’autobus imboccava la via dell’aeroporto, arteria pulsante di umanità satura di suoni disarmonici ma familiari.

Yasir tornava al lavoro nella mastodontica e disordinata Kabul, fangosa per via dell’inverno fino a quel momento mite, tanto lontana dalla natia e familiare Herat.

I mesi di convalescenza non avevano lenito le ferite dell’anima, la morte del giovane Faisal, il fischio nelle orecchie, diuturno, instancabile come un monito.

Allah ti ha protetto! Gli avevano ripetuto i parenti che si erano stretti attorno alla famiglia di Yasir appena fu in grado di lasciare l’ospedale militare di Kabul e raggiungere la sua famiglia ad Herat.

In quei mesi si erano succeduti diversi eventi, il disgraziato trasferimento dello zio Zemar a Kunduz e l’ingresso del giovane Faraj nella facoltà di Medicina di Herat che aveva ringiovanito suo padre, orgoglioso fino al midollo. Yasir stava rientrando al secondo distretto, Dipartimento di polizia criminale, ansioso di rivedere Mahmud, fido collaboratore di poche parole e zio del compianto Faisal.

Senso di colpa. Yasir non riusciva a sfuggire al dubbio di aver esposto il giovane agente di polizia all’esplosione che aveva provocato la morte di sei persone e il ferimento di quarantotto. «Dio ti ha protetto, non smetteremo mai di ringraziarlo!» Gli avevano detto i suoi genitori, «Gli effetti del trauma acustico scompariranno progressivamente, figliolo», lo aveva tranquillizzato suo padre. Il più saggio fu forse lo zio Abed, «Sul ring non ti sarebbe mai successo, nipote!»


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