Sguardi altrove by Anna Fresu

L’altrove è tutto ciò che non conosciamo e che cerchiamo di capire, è ciò a cui tendiamo, ciò che ci aspetta all’angolo della strada; è il paese che non conosciamo, i volti che non conosciamo, ma che per un attimo attraversano le nostre vite...

Sguardi altrove

Le Monde diplomatique il manifesto GIUGNO 2014

SGUARDI ALTROVE Anna Fresu 
recensione di MARIE-JOSÉ HOYET

Quindici narrazioni brevi, a volte veri e propri micro-racconti nella tradizione latinoamericana, posti fin dall’inizio sotto l’egida del grande poeta mozambicano José Craveirinha, a cui Anna Fresu rende omaggio nel testo intitolato appunto «Il poeta». Vissuta a lungo in Mozambico, l’autrice spazia qui fra Italia (in particolare la natia Sardegna), Africa e Argentina dove vive ora, costruendo con le sue storie in cui predomina la funzione poetica del linguaggio, ponti tra culture diverse, tra i vari sud del mondo. Le esili e delicate figure, soprattutto femminili, che popolano il libro rimandano a tempi e mondi sommersi che sembrano riemergere dal buio profondo della memoria, con le loro vite segrete espresse attraverso struggenti soliloqui, voci soffuse, dolori appena accennati. Per rendere conto di queste umili esistenze, sballottate su e giù nel tempo e nello spazio e della quasi impossibilità di sfuggire al proprio futuro, l’autrice ci immerge in una dimensione profondamente sensuale, a volte plurisensoriale. E allora affluiscono sia immagini enigmatiche sempre poetiche sia elementi del vissuto dell’autrice che nel fare i conti con il proprio passato (bellissimi gli echi dell’infanzia e gli sprazzi di memoria materna) testimonia il suo profondo amore per tutte le cose che sono la sostanza della vita. Sapere andare incontro all’altro, coglierne le risorse interiori inesplorate, navigare tra il non-detto e la pluralità dei punti di vista, con una lingua essenziale e un ritmo cantilenante che dà unità e fluidità all’insieme dei racconti, svegliare risonanze nel lettore sono i grandi pregi di questo volume attraversato da orizzonti marini e colori pieni di rimandi a un mondo remoto e pur sempre presente. Non mancano riferimenti all’attualità dell’immigrazione, con l’intreccio di vissuti di donne a vario titolo emarginate, focalizzati in situazioni in cui a farne le spese sono sempre le donne.Se è vera la nota definizione del racconto breve che «consiste nell’accendere un fiammifero in una stanza immersa nell’oscurità», Anna Fresu ha saputo qui sfruttarne al meglio le possibilità creatrici.

Genre: FICTION / Short Stories (single author)

Secondary Genre: FICTION / General

Language: Italian

Keywords:

Word Count: 9.978

Sample text:

No grazie , niente rose
Mi chiamo Dúnia, non ho ancora trent’anni, vendo fiori in un negozio del centro. Mi piace il mio lavoro, mi piace stare fra tutti questi fiori di cui solo da poco ho imparato i nomi: lilium, gerbere, margherite, viole, tulipani, ciclamini...
Mi piacciono questi nomi. Mi piacciono tutti questi colori e i profumi. Sto anche imparando a fare le composizioni: lilium e mughetti, gerbere e margherite, fresie e biancospino...
Mi piace sentire il velluto dei petali, le venature delle foglie.
La signora Dora, la padrona, mi chiede perché non uso mai le rose, perché non le tocco mai nemmeno per metterle nei vasi, per togliere le foglie o spuntare i gambi.
Io non rispondo, non posso. Le mani cominciano a tremarmi, mi manca il respiro.

Mi chiamo Dúnia, non ho ancora vent’anni. Oggi è il mio primo giorno di lavoro qua alla serra di Naivasha. Lo stipendio è poco ma oltre al riso e al latte per i miei fratelli se sto attenta magari potrò mettere da parte qualcosa per comprarmi la macchina da cucire e lavorare per conto mio. La serra è in un posto bellissimo vicino al lago. Tutto è verde: l’acqua del lago, la savana intorno, le piante dentro la serra. E poi un mare di rosso caldo profumato: i boccioli che spuntano e che dobbiamo recidere prima che si schiudano.
Fa caldo qua sotto, una cappa umida, appiccicosa. Mi abituerò.

Non mi sono abituata, non all’umido, non al profumo dolciastro che mi dà la nausea, non a quei prodotti che dobbiamo spruzzare sulle piante perché non si ammalino.
Le rose sono sempre più belle ma la mia pelle si riempie di punti rossi, le mie mani sono piene di ferite, i miei occhi lacrimano continuamente, la gola mi brucia. Lavoro dieci, dodici ore al giorno. 

 

 


Book translation status:

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LanguageStatus
English
Already translated. Translated by Diana Nanos
Author review:
Good job!
Portuguese
Already translated. Translated by Marta de Camargo Fernandes
Author review:
Ottimo lavoro, eccellente collaborazione!

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