E adesso statemi a sentire by Sandra Luigia Rebecchi

Romanzo

E adesso statemi a sentire

Una donna si racconta mentre la sua malattia progredisce inesorabile.

Nella narrazione l’Alzheimer diviene occasione per i ricordi, forse meno dolorosi, e per gli affetti, che diventano più “visibili”, disincagliati da remore e pudori. La malattia si rivela anche strumento per liberare gesti istintuali dalle convenzioni sociali che bloccano, nascondono, ci fanno diversi da quelli che siamo davvero: è un tramite per sentire ciò che l’uomo ha scordato, sopraffatto dalla durezza ingannevole e annichilente della vita di tutti i giorni.

Per qualcuno non abbastanza sensibile, per quelli che non si ascoltano o non hanno abbastanza cose da dire, la malattia, e l’Alzheimer in particolare, è solo una dolorosa gabbia.

Ma per altri, per chi sa “sentire” la vita, per chi non si tira indietro e l’affronta di petto, col sorriso e con le lacrime, rialzandosi notte dopo notte, mattina dopo mattina, la malattia può diventare ricchezza: una parte, dolorosa, della pienezza della nostra presenza su questa terra.

Sandra L. Rebecchi, nata a Roma nel 1948, docente di Matematica e Fisica impegnata da sempre nella sperimentazione didattica, ora è in pensione. Ha scritto su numerosi argomenti tecnici, ha collaborato con la rivista Insegnare del CIDI, sia come redattore sia come pubblicista. Attualmente si dedica alla scrittura di saggi e romanzi. Nella collana Nuovo Ateneo di Nulla die ha pubblicatoCon mezzi propri (2014).

Genre: FICTION / General

Language: Italian

Keywords: Alzheimer, società, vita quotidiana

Word Count: 100 cartelle circa

Sample text:

Eh sì! Ve lo voglio proprio dire, anche se non riesco più a parlare. Io, che so di pensare, che percepisco emozioni e sentimenti, miei e degli altri, che rimugino idee sforzandomi di leggere la realtà che mi circonda, seguo il mio filo logico, anche se voi non lo credete più possibile.

Sono io! Penso parole chiare, discorsi compiuti; poi, appena tento di dire qualcosa, sento la mia bocca pronunciare: «lalla... ba... ma... babba... ec... co... pata...» 

Sono io chiusa dentro questo corpo pesante sulla sedia a rotelle, io che sempre più spesso guardo nel vuoto finché le immagini mi si sfocano davanti agli occhi e metto a fuoco l’infinito, come fanno i bimbi quando stanno per addormentarsi. Io che a volte rido dentro di me, facendo arrivare la mia risata fino alla bocca, che ride anche lei scoprendo i denti: una risata alla quale i miei occhi non partecipano. 

Sono io, figlie mie: Nella, Marta, che vi vedo contente della mia risata, perché non sapete quanto è amara.

Lo so che parlate fra voi, che parlate di me anche quando io non sono presente! Lo so, fa parte del gioco: ve lo lascio il vostro spazio, non abbiate paura! Dite la vostra, se lo desiderate.

Ma intanto ascoltate. Me lo dovete. 

E ascoltate tutti, anche voialtri, voi che non fate parte dei miei affetti, che non mi conoscete, che non sapete il mio prima e il mio dopo, voi che mi definireste legittimamente una donna anziana, demente, malata di Alzheimer, probabilmente vicina alla fine.

 

 

 


Book translation status:

The book is available for translation into any language except those listed below:

LanguageStatus
Portuguese
Already translated. Translated by Katia Werneck Torres Homem

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