Reborn by Miriam Mastrovito

Una bambina venuta dal passato. Una madre in lutto. Un folle eroe romantico. Un cocchiere dall’occhio di vetro. Una storia d’Amore e Morte che vi condurrà al confine tra i mondi.

Reborn

Da quando ha perso il marito Andrea e la figlia Martina in un incidente stradale, Elga non è più la stessa.  Si è isolata dal mondo e vive di ricordi. Il suo unico diversivo è rappresentato dalle bambole reborn che crea per mestiere.

Il 9 settembre 2013, giorno in cui Martina avrebbe compiuto dieci anni, Elga realizza per lei una bambola, come avrebbe fatto se fosse stata ancora viva. A sera, la sistema nella cameretta, che ha lasciato intatta dal giorno della sua morte, celebrando così quella ricorrenza speciale.

La mattina dopo viene accolta da una strana sorpresa: una bambina che non conosce si è intrufolata in casa. Sembra avere la stessa età di sua figlia ma non le somiglia per niente.

Rea − questo il suo nome − sostiene, invece, che Elga sia proprio la sua mamma ed è la stessa cosa che affermano tutti in paese.

Quale la verità?

Per scoprirla la donna potrà contare solo su Iuri, giovane impiegato delle Onoranze funebri nonché stalker che da tempo la tormenta.

Sarà l’inizio di uno strano viaggio che la condurrà al confine tra i  mondi, lì dove regna il mistero e la Morte non è che l’inizio di una vita oltre.

Genre: FICTION / Science Fiction / General

Secondary Genre: FICTION / Horror

Language: Italian

Keywords:

Word Count: 67.544

Sales info:

Ranking: 4,6

 


Sample text:

Gli occhi delle bambole ti guardano.

Amore, odio, dolore, compassione; riflettono quello che hai dentro o ti riempiono di emozioni nuove.
Gli occhi delle bambole ti guardano e, a volte, sembrano scusarsi per non essere abbastanza vivi.

 

Elga sollevò la bambola con delicatezza. Lasciò scorrere le dita risalendo la minuta figura fino a carezzarle i capelli. Lucidi e neri come la notte, ricadevano in ciocche fluenti che le sfioravano la vita, lisci come velluto al tatto. Martina li avrebbe adorati. Avrebbe amato gli occhi color zaffiro, il viso pallido spruzzato appena di lentiggini, le labbra rosse che accennavano un sorriso.

La donna lisciò le pieghe del vestitino di cotone bianco. Aveva disfatto un vecchio abito della bimba per realizzarlo. Era passato tanto tempo dall’ultima volta che lo aveva indossato, ma la stoffa era ancora impregnata del suo odore... un dolce mix di vaniglia e zucchero filato. Se lo accostò al viso e inspirò intensamente. Il profumo le riempì le narici e le lacrime le si affollarono in punta di ciglia.

Pianse Elga, mentre le note di Cascade di Siouxsie and the Banshees inondavano la stanza.

Quel nove settembre Martina avrebbe compiuto dieci anni, ma non c’era più. Era rimasta la sua cameretta così come l’aveva lasciata il maledetto giorno in cui aveva oltrepassato il velo che separa i mondi, piena di oggetti che parlavano di lei eppure vuota da lacerare l’anima. […]


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