La casa dei morti by Stefano Pastor

Oltre quelle mura la morte regna sovrana

La casa dei morti

Ormai si è annullata, non è più nessuno. Ridotta a fare la badante di vecchie moribonde, vessata da una figlia drogata che deve mantenere. Senza alcun futuro. Ma un giorno, per caso, si accorge che c’è una finta parete nella sua camera da letto. Una parete che nasconde due cadaveri. Ecco che fine ha fatto il suo compagno, che l’ha vessata per anni con i suoi soprusi, prima di sparire. Ecco che fine ha fatto suo figlio, che credeva scappato di casa. Sono sempre stati lì, insieme a lei. Qualcuno li ha uccisi. Non può chiamare la polizia, sarebbe la prima sospettata. L’unica. Non può fare altro che nascondere i corpi. Vorrebbe dimenticare, ma non può. Perché nel palazzo dove abita ci sono altre finte pareti e altri cadaveri nascosti, e sono parecchie le persone scomparse all’improvviso. Non le resta che cercare di scoprire la verità, a costo di mettere in pericolo la sua stessa vita.

Genre: FICTION / Thrillers

Secondary Genre: FICTION / Suspense

Language: Italian

Keywords:

Word Count: 50.000

Sample text:

A differenza di quanto accadeva nei film non trovai ragnatele. Il braccio affondò fino a toccare l’altra parete. Forse anche più di quaranta centimetri. La carta era sollevata in molti punti, la colla non teneva più. Allungai di più il braccio, cercando di capire cosa ci fosse lì dietro. Incontrai un ostacolo, al limite dello spazio raggiungibile. Sì, c’era qualcosa. Aveva nascosto qualcosa.
Però non ci arrivavo.
Ripresi a lavorare, cercando di fare meno rumore possibile. Mi augurai che i vicini avessero il sonno pesante. Tolsi un altro paio di mattoni, ma il lavoro procedeva lentamente. Era necessario un buco bello largo per poterci infilare la testa.
Quando pensai di esserci riuscita mi munii di una cuffia per i capelli e degli occhialini da ciclista che Tamara aveva abbandonato lì, quindi tentai l’esplorazione.
Non si vedeva un bel niente. Il buco era ancora troppo piccolo. Mi serviva più spazio, per usare anche la torcia. Ormai la notte era rovinata, tanto valeva continuare.
Ci volle un’altra mezz’ora prima di dichiararmi soddisfatta. Infilai prima il braccio con la torcia, poi la testa.
Era bello illuminato, adesso, lo vidi proprio bene.
Urlai. Un solo urlo, per fortuna trattenuto in quell’antro chiuso. Poi il mio cervello si mise in moto.
C’era un cadavere.
Ovvio che ci fosse puzza di cimitero, mi trovavo in un cimitero. La mia casa era un cimitero.
C’era un cadavere murato nella mia camera. Era quello il punto: la camera era mia. Mia la casa. Chiunque fosse, era stato Guido a metterlo lì, però lui non c’era più da tanto tempo. Chissà che fine aveva fatto, forse era pure morto. Come convincere la polizia che io non ne sapevo niente?


Book translation status:

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Portuguese
Translation in progress. Translated by Fernando Miguel
Spanish
Translation in progress. Translated by Reyna del Carmen Sánchez Carias

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