Il ringhio by Barbara Risoli

Transilvania 1860 Iernut – Contea di Mures Occupazione asburgica Romanzo volutamente romance, storico, no erotico.

Il ringhio

Efrosina, ladra braccata e senza soldi è un'identità precisa, si scontra con Vittorio, il signore dei lupi, misterioso possidente del castello del piccolo paese transilvano di Iernut. Vite distanti eppure simili per gli abusi subiti, rinnegate dal mondo e ferocemente aggrappate al respiro.

Una donna infangata e un uomo con il sangue ululante di giustizia. Un villaggio indifferente. Un mostro nascosto in una casa sperduta nel bosco. Tre guardiani con gli occhi taglienti. Ma nulla è come sembra: il carnefice è vittima e la vittima è disperato fuggiasco.

Un inno all'amore, alla speranza, alla diversità, nelle atmosfere di una terra aspra e impervia eppure magnifica. Un viaggio interiore nell'impossibile con profonde radici nella magnificenza della Natura.



Cit .: Il demonio sa affascinare e abbacinare, i suoi modi non sono ruvidi come i miei e il suo passo è perfetto, sollevato dal mondo come una danza, capace di trascinarti nel suo inferno. Non sono il demonio, se lo fossi, forse ... sarei felice.

Genre: HISTORY / Europe / Eastern

Language: Italian

Keywords: Transilvania, lupi, paranormale, sentimentale, no erotico, romantico

Word Count: 88.745

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Sample text:

...

Sobbalzò con loro, mantenne la presa e vide, con la coda dell'occhio, due figure scure risalire il cancello, poi piombare dietro di lei e pararsi davanti al branco sempre più inferocito. Scossa si voltò nuovamente, l'incubo in cui si trovava la immobilizzò. Due lupi dalle dimensioni fuori dal comune sembravano intenti a difenderla da un attacco certamente fatale. Il loro ringhiare sovrastava quello dei cani che lentamente, controllati dagli uomini, abbassarono la guardia e mugolarono con un atto imprevisto di sottomissione.

«Lupi» sbraitò uno dei paesani alzando il fucile per mirare bene.

«Lupi» qualcuno lo rimbeccò facendogli abbassare l'arma. Dall'oscurità emerse una sagoma minacciosa e massiccia, avvolta da qualcosa che sembrava un mantello. Anch'egli portava un'arma e la trascinava sul terreno con un rumore sinistro «I miei lupi» precisò, quando i cavalli retrocessero e i cani ormai indietreggiavano spaventati. Bastarono quelle parole per far demordere il gruppo che quasi fuggì ripercorrendo a ritroso le strade appena battute per dare la caccia a quella che chiamavano la faina.

Lo sconosciuto rivoltò il fucile e batté il calcio sulla terra inducendo i due lupi ad appaiarsi a lui che, come fossero cuccioli, accarezzò. Dietro ve ne era un altro, differente per il candore del mantello che quasi scintillò sotto la luna argentea.

Si lasciò cadere seduta contro il cancello che sentiva stampato addosso. Vide colui che l'aveva salvata camminare verso il paese superandola, senza neppure un'occhiata, un'attenzione, magari un insulto.

...

 


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