Il quarto elemento by Paolo Marta

Saggio

Il quarto elemento

Come può, un padre che ha giocato intensamente a rugby per anni, spiegare ai suoi figli immersi in un mondo virtuale, cosa l’ha spinto a calcare con passione i campi di gioco, incurante del fango, della pioggia, del freddo, degli infortuni, delle sconfitte, rinunciando spesso alle feste, ai giri in città con gli amici e ai sani eccessi giovanili?

L’ordine, il rispetto delle regole e l’impegno. Tre elementi che costituiscono i tratti fondamentali dello sport praticato, capaci di renderlo nobile al punto da essere considerato una preziosa scuola di vita, non sono sufficienti. Nemmeno a lui.

La visione inaspettata di un video – a cui aveva già assistito da ragazzo – che immortala l’intervento di uno scienziato/filosofo, lo “illumina”, facendogli scoprire l’esistenza di un quarto elemento. Semplice e dirompente al tempo stesso. E che non riguarda solo il rugby o lo sport in generale, ma anche le relazioni, lo stile di vita, il vivere quotidiano. La nostra esistenza.

 

Genre: FICTION / General

Secondary Genre: FICTION / Literary

Language: Italian

Keywords: Saggio, sport

Word Count: 25548

Sample text:

Io sono un All Black, ho partecipato al primo mondiale organizzato nel 1987 dall’International Rugby Board. L’abbiamo vinto e in quell’occasione, insieme al mio amico e compagno di squadra John Kirwan, siamo stati premiati come i migliori marcatori… Onore e Gloria!

Già allora, grazie alla mia formazione e alla mia educazione sportiva, sapevo che la maglia degli All Blacks non sarebbe stata mia per sempre!

Mi hanno insegnato e ho imparato sin da bambino a esprimere sempre il massimo delle mie capacità e possibilità, dando tutto me stesso per onorare quella maglia e lasciarla ai giocatori che dopo di me l’avrebbero indossata, poiché il rugby conserva grande memoria e tradizione.

Smesso con il gioco, ho avuto la fortuna e l’onore di allenare squadre di fama e di livello internazionale, facendo tesoro di tutta la mia esperienza.

Nel mio modo di pensare da allenatore, ho sempre seguito un mio ordine, cercando di migliorare me stesso, osservando per esempio i campionati di rugby di tutto il mondo e tenendo contatti con allenatori di livello mondiale.

Ho perseguito ciò che mi faceva stare bene nel mio profondo e con la mia famiglia; non un “bene” egoistico (sarebbe stato incompatibile con l’anima dello sport che fa parte della mia vita), ma un bene di largo respiro, cercando dentro di me elementi che fossero in grado di farmi stare bene e godendo della soddisfazione di percorrere la strada che ho scelto.

Tornato a Treviso dopo due stagioni agonistiche in Giappone ad Hashimoto - una cittadina vicina a Tokyo - decisi di allenare la Ruggers Tarvisium. Percepii sin dall’inizio che attorno a me c’erano persone che avevano voglia di imparare e di migliorarsi.


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