Druk by Giuseppe Loda

Drammatica e fantastica avventura di un gladiatore romano

Druk

 

Non posso indicare l’anno e nemmeno il mese. Era un giorno di primavera, il sole cominciava a scaldare sempre più l’aria del piccolo villaggio, dove un gruppo di famiglie, all’ombra di alcuni alberi, aveva costruito delle capanne. Ed era in una di quelle che viveva Giulio insieme alla moglie e quattro figlie. Marta era ancora in dolce attesa, sperava di riuscire finalmente a dare un erede maschio al marito; dopo quattro femmine ne era certa, quello che portava in grembo doveva essere un maschio. Un mattino Giulio salutò la moglie e le figlie per allontanarsi alla ricerca di cibo, divenuto in quel periodo assai scarso.

Mentre Giulio era lontano, nella speranza di riuscire a cacciare qualche animale per il sostentamento della oramai numerosa famiglia, Marta, aiutata da alcune donne del villaggio, diede alla luce un piccolo batuffolo quasi pelato: finalmente l’erede maschio tanto desiderato, che fu subito coccolato dalle sorelle. Un maschio dopo quattro femmine era un evento assai raro in quel periodo.

Quel maschietto pelato ero io. 

Genre: FICTION / Action & Adventure

Language: Italian

Keywords:

Word Count: 70.000

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Sample text:

Eravamo al centro dell’arena e ci scambiavamo colpi a volontà, quando nel cielo apparve come un’ombra che oscurò parte del sole. Alquanto spaventati smettemmo di combattere, per capire quale diavoleria stesse per abbattersi su di noi. Volsi lo sguardo verso l’alto per capire cosa e chi aveva creato quello strano avvenimento. Avevo ancora il viso rivolto verso l’alto quando, all’improvviso, vidi come dei lampi sprigionarsi da quella misteriosa nuvola apparsa improvvisamente in cielo, colpire l’arena con un chiarore che momentaneamente mi accecò e, come per magia, mi parve di sognare.

Nel sogno ero in grado di volare in alto, sempre più in alto.

Nel sogno udivo anche le urla della gente sugli spalti che, spaventata, cercava di allontanarsi dall’arena. Quando il sogno finì, mi trovai all'interno di uno spazio buio che non avevo mai visto prima.

Dopo pochi secondi, durante i quali cercai di capire cosa mi fosse successo, scoprii che, insieme a me, erano stati trasportati in quel posto anche Giulio, l’Invincibile e i tre guerrieri con cui stavamo lottando.

Eravamo persone abituate a non avere paura di nulla, nemmeno della morte, ma quello che era successo aveva un certo non so che di misterioso e questo fece sì che, anche se poco prima eravamo avversari, adesso ci stringessimo l’un l’altro per infonderci coraggio.

Mi pareva di essere rinchiuso come in una gabbia, anche se il buio non dava molte possibilità di controllare. Rimanemmo così vicini per molto tempo, finché la tensione accumulata e la stanchezza del combattimento che avevamo da poco sostenuto fece sì che ci addormentassimo.


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