Codex Gilgamesh by Uberto Ceretoli

"Un'opera di portata straordinaria, in grado di miscelare abilmente fantascienza del passato, thriller e horror per offrire un risultato godibilissimo e avvincente."

Codex gilgamesh

Uruk, 1890. Eudora, Cacciatrice di Sua Maestà la Regina Vittoria, è incaricata di catturare il barone Victor von Frankenstein, accusato di furti e necrofilia e fuggito da Londra su una nave volante progettata da Leonardo da Vinci. Eudora ha una sola certezza: il dottore vuole riportare in vita l’Esercito degli Immortali di Gilgamesh e lei è l’unica che può fermarlo.

“Vi offro l’immortalità. Conoscete qualcuno disposto a pagarvi di più per i vostri servigi?” – barone Victor von Frankenstein, Londra, 1890

Genre: FICTION / Science Fiction / General

Secondary Genre: FICTION / Action & Adventure

Language: Italian

Keywords:

Word Count: 100000

Sample text:

Prologo

Amboise, mercoledì 23 febbraio 1889 ore 2.35

Due uomini scesero dal battello a vapore sul pavé de le Quai, da­vanti all’Hotel de Ville, e si infilarono nel vicolo che portava al ca­stello. Rasentarono le case per evitare il forte acquazzone e il fiume d’acqua fetida che scorreva in mezzo alla strada, intasava i tombini, e si scagliava nella Loira. Arrivato alle mura della fortificazione di Carlo VIII, l’uomo più alto estrasse dal tabarro una tozza pistola pneumatica e ne sparò l’arpione oltre la merlatura; tirò la fune per sincerarsi della bontà della presa e scalò la cortina.

Un fulmine forcuto squarciò il cielo d’ebano.

Giunto sul bastione, l’uomo si sporse e, attraverso le lenti verdi degli occhiali di ottone, vide che, da basso, il complice si attardava accanto a un lampione a gas.

«Forza Jack, che aspettate?» lo esortò. Aveva una voce nobile e an­tica.

Jack spiccò un balzo con gli stivali a molla e atterrò in una pozza sul prato. «Non sono Jack, herr doctor.» Da sotto una maschera di pelle nera e dalle orecchie puntute spuntò una chiostra di denti ser­rati in un ghigno. «Sono Jumpin’ Jack.»

Una saetta lacerò la notte.

«Togliete quella maschera, il vostro spavaldo alter ego non serve ora.»

Il dottore andò a schiacciarsi contro le pareti di pietra levigata della cappella di Saint Hubert.

Jumpin’ Jack aprì il mantello, ne fece un paio d’ali e volteggiò nella pioggia battente. Giunto alle due porte di quercia cesellate, armeggiò con la maniglia di entrambe: le trovò chiuse e impugnò il piede di porco che aveva con sé.


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